Infrastrutture, il nodo incentivi

Fonte: Il Sole 24 Ore

ROMA – Sarà probabilmente un incontro Matteoli-Romani-Tremonti, forse già domani, a sciogliere il nodo degli incentivi fiscali per il decreto di rilancio delle infrastrutture. Il ministero di Porta Pia ha messo a punto un nuovo testo e lo ha fatto arrivare allo Sviluppo economico, incaricato del coordinamento sul decreto crescita: esce confermato nella sostanza l’impianto già noto del provvedimento con le semplificazioni per spendere più velocemente i fondi Cipe, la cessione di immobili pubblici come corrispettivo delle concessioni, le società miste per lo sviluppo delle aree territoriali, la riforma del piano economico-finanziario delle opere strategiche, la semplificazione delle procedure per l’estensione della rete autostradale degli attuali concessionari, la possibilità per le compagnie assicurative. Un elenco di norme che, senza una consistente dose di incentivi fiscali a tutto campo, difficilmente servirà a lanciare il project financing e il finanziamento privato delle infrastrutture in Italia. Né bastano a far decollare il provvedimento le ipotesi di agevolazioni finora congegnate dal ministero dell’Economia con sgravi limitati a Irap e Ires, riservati a un numero chiuso di 8-10 opere, sostitutivi dei contributi statali già assegnati a quelle opere. Un decreto rigidamente “a costo zero” che potrà assumere uno spessore diverso solo se da Via XX settembre arriveranno proposte fiscali più consistenti, come per esempio quella di destinare alle opere parte dell’extragettito Iva derivante dai nuovi traffici. Chi non accetta l’impostazione minimalista che sembra prevalere al momento nel Governo è Confindustria che rilancia il proprio pacchetto di proposte per fare invece del decreto un’occasione di cambiamento profondo del mercato delle opere pubbliche in Italia. E per favorire davvero una partecipazione dei capitali privati al finanziamento delle infrastrutture. Per la «Tremonti infrastrutture», per esempio, Confindustria chiede che l’agevolazione fiscale sia impostata «in termini realmente agevolativi degli investimenti privati e non puramente sostitutivi della finanza pubblica», in modo da fornire «un contributo aggiuntivo determinante, stimabile intorno al 20-25% del costo di investimento. Anche la richiesta di «stabilità del quadro regolatorio sottostante» – con una clausola di invarianza legislativa e regolamentare per qualunque contratto firmato da un privato con un’amministrazione pubblica – e l’accelerazione dei processi di liberalizzazione nei trasporti – con la costituzione di un’autorità indipendente per l’intero settore – vanno nella direzione di un cambiamento fortemente innovativo che le imprese invocano unanimemente e il Governo non sembra in grado di imprimere.

Le proposte di Confindustria

STOP AL DECLINO DELLE RISORSE
Stabilizzazione
Il sistema Confindustria chiede all’unisono che nel decreto legge sia introdotto un segnale forte della volontà di interrompere la caduta delle risorse pubbliche.
Attuare le delibere Cipe Vanno ribadite le allocazioni già previste e va data attuazione rapida all’uso dei fondi contenuti nelle delibere Cipe approvate.

PIÙ INCENTIVI PER I PRIVATI
Contributo aggiuntivo
Gli incentivi fiscali per il rilancio delle opere devono essere aggiuntivi e non meramente sostitutivi dei contributi di finanza pubblica già assegnati.
La stima
Il contributo aggiuntivo deve essere mediamente dell’ordine del 20-25% per produrre un effetto realmente incentivante.

CERTEZZE NORMATIVE
Clausola di invarianza Condizione essenziale per l’impegno dei privati è la stabilità del quadro regolatorio sottostante mediante clausola di invarianza delle norme vigenti al momento del contratto o della concessione.
Liberalizzazioni L’Autorità dei trasporti favorirà le liberalizzazioni che accrescono l’efficienza di infrastrutture esistenti.

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