In arrivo nuove semplificazioni e primi tagli

Fonte: Il Sole 24 Ore

Conferenze dei servizi che si svolgeranno via web per arrivare alla decisione finale entro 60 giorni. Dimezzamento dei tempi per concedere autorizzazioni, licenze, permessi o nulla osta per insediamenti produttivi rilevanti o ad elevato potenziale economico e occupazionale. E ancora. Il varo del nuovo quadro regolatorio delle Camere di commercio, che dovrà portare alla riduzione del numero dalle attuali 105 a non più di 60, con la possibilità di mantenere attivi enti camerali non accorpati solo su territori con una presenza minima di 75mila imprese. E poi i due attesi testi unici di riordino del complesso mondo delle società a partecipazione pubblica e dei servizi pubblici locali, che determineranno i primi tagli più importanti.
Venerdì 15 gennaio, se non interverranno nuovi cambiamenti dell’agenda, la legge delega di riorganizzazione delle Pa arriva al primo importante giro di boa. In Consiglio dei ministri dovrebbe arrivare una decina di provvedimenti attuativi (tra decreti legislativi e regolamenti), atti che quasi in tutti i casi dopo il primo esame dovranno poi passare al vaglio di Consiglio di Stato, Conferenza unificata e incassare i pareri delle commissioni parlamentari competenti prima di vedere la Gazzetta ufficiale.
In questo primo insieme di provvedimenti dovrebbe essere compreso anche il riordino delle Forze di polizia con l’assorbimento della Forestale in un altro corpo (probabilmente nell’arma dei Carabinieri) e il rafforzamento del coordinamento e dell’integrazione tra Corpo delle capitanerie di porto e Marina militare. E ci saranno pure i decreti delegati in materia di Carta della cittadinanza digitale e di semplificazione della normativa anticorruzione e trasparenza varata qualche anno fa. 
Che cosa non arriverà in Cdm il 15? Non ci sarà il decreto legislativo di semplificazione della Scia, con la prevista nuova individuazione dei procedimenti oggetto di segnalazione certificata di inizio attività o di silenzio assenso. E non ci saranno il nuovo Testo unico per il pubblico impiego, la riforma della dirigenza pubblica, il riordino delle procedure per i giudizi alla Corte dei conti e il riordino degli enti di ricerca. Non ci saranno, inoltre, i decreti per la riorganizzazione delle amministrazioni centrali sul territorio o per la riorganizzazione della Presidenza del consiglio, dei ministeri, delle Agenzie governative e degli enti pubbici non economici nazionali. Per questo secondo insieme di provvedimenti attuativi si prevedono istruttorie più lunghe, tenendo conto che l’ultima delega scade il 17 febbraio 2017.
Naturalmente la riforma Madia non scatta con questi decreti attuativi. Norme subito operative in materia di silenzio-assenso e autotutela sono in vigore da quattro mesi e, anzi, potrebbero essere già oggetto di un primo tagliando sull’efficacia. Ricordiamo di cosa si tratta. Il nuovo meccanismo per il silenzio assenso (non valido per i rapporti tra Pa e privati) sulle richieste di pareri e nullaosta di qualsiasi tipo (compreso il cosiddetto concerto sui decreti ministeriali) diventa la regola nel dialogo tra Pa (compresi i gestori di servizi pubblici). Con tempi certi e uguali per tutti: in pratica l’amministrazione invia la richiesta di parere all’altro ente pubblico; da quando viene ricevuta, scattano 30 giorni per rispondere. Un tempo che può essere interrotto una sola volta, per integrazioni e per un massimo di altri 30 giorni. Una volta trascorsa la scadenza senza risposte, il silenzio viene appunto interpretato come un sì. Fanno eccezione le amministrazioni cosiddette sensibili (Beni culturali e Salute) e quelle di tutela ambientale, paesaggistica e culturale che hanno più tempo – 90 giorni – prima di vedere scattare il silenzio assenso (sempre solo tra Pa). L’altra disposizione subito operativa è quella sull’autotutela, ovvero la possibilità riconosciuta a ogni amministrazione pubblica di revocare un proprio atto se si scopre che è illegittimo. Ebbene, finora l’annullamento era possibile entro «un tempo ragionevole», indicazione normativa che generava molta incertezza e discrezionalità. Ora c’è un tempo certo, anche questo uguale per tutti: 18 mesi.
Sono questi i capitoli della riforma Madia che più interessano il mondo degli operatori economici. E che si completeranno da un lato con la nuova regulation sulla Conferenza dei servizi e, dall’altro, con il riordino delle partecipate, con le implicazioni in termini di possibili investimenti sulle privatizzazioni che potrebbero innescarsi. Nel Consiglio dei ministri di domani dovrebbe invece arrivare per il via libera definitivo un altro decreto legislativo previsto dalla riforma e che si muove su due versanti: da una parte cancella circa 40 norme contenute negli interventi anticrisi messi in atto dagli ultimi tre Governi; dall’altra modifica una dozzina di disposizioni sempre riferite alle manovre degli Esecutivi Monti, Letta e Renzi. Un taglio che sfoltisce lo stock di decreti attuativi in lista d’attesa. Si tratta di un provvedimento per il quale la delega prevedeva solo 90 giorni per il varo e che è stato messo a punto dai tecnici della ministra per le Riforma, Maria Elena Boschi: acquisti i pareri delle commissioni parlamentari ora potrà andare in Gazzetta con le eventuali integrazioni richieste.

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