Imu: dichiarazione al 30 novembre, aliquote al 31 ottobre

Fonte: Italia Oggi

Per fissare le aliquote e approvare i regolamenti relativi all’Imu i comuni avranno tempo fino al 31 ottobre, mentre i contribuenti potranno presentare la relativa dichiarazione entro il 30 novembre. Sempre al 30 novembre viene collocato anche il termine per la salvaguardia degli equilibri di bilancio 2012.
Il decreto sulla finanza locale licenziato ieri dall’esecutivo contiene al suo interno un piccolo «mille-proroghe». Tre le scadenze su cui il provvedimento interviene.
In primo luogo, viene chiarito che il termine per i provvedimenti comunali relativi all’Imu è il 31 ottobre, modificando l’art. 13, comma 12-bis, del dl 201/2011 che lo fissava al 30 settembre. Sul punto, come noto, molti interpreti, e lo stesso governo rispondendo ad alcune interrogazioni parlamentari, avevano affermato che tale disposizione doveva ritenersi implicitamente abrogata dalla normativa sopravvenuta, che ha spostato alla fine del mese in corso la dead line per la chiusura del bilancio di previsione 2012.
Tuttavia, si trattava di una tesi tutt’altro che convincente, che avrebbe rischiato di esporre i comuni al rischio di ricorsi in Commissione tributaria (si veda ItaliaOggi del 31 settembre).
Sempre in materia di Imu, viene confermato anche lo spostamento del termine per la presentazione della relativa dichiarazione. Lo slittamento (anticipato nei giorni scorsi con un «comunicato» del Mef) si è reso necessario a causa della mancata, tempestiva approvazione del relativo modello, che dovrà anche chiarire i casi in cui occorre procedere alla relativa compilazione. Ora i contribuenti hanno tempo fino al 30 novembre (il Mef avrebbe preferito anticipare di un mese), ma è comunque auspicabile che la modulistica venga approntata e diffusa in tempi stretti.
Infine, è stato spostato al 30 novembre il termine (ordinariamente fissato al 30 settembre dall’art. 193, comma 2, del Tuel) entro cui gli enti locali (anche le province) devono procedere alla verifica degli equilibri di bilancio e all’adozione degli eventuali provvedimenti di salvaguardia.
Sia l’Anci che il governo avevano chiarito che, per gli enti che non hanno ancora licenziato il preventivo, tale adempimento non era obbligatorio. Ma al di là dell’anomala segmentazione fra enti obbligati e non, molti fattori rendono obiettivamente aleatoria, in questa fase, qualsiasi verifica seria sullo stato dei conti locali: basti pensare, per citare quelli più rilevanti, alle incertezze sulla consistenza del gettito effettivo Imu e delle connesse riduzioni del fondo di riequilibrio ex art. 13, comma 17, del dl 201, ovvero alla necessità di procedere allo screening dei residui attivi antecedenti al 31 dicembre 2006 per quantificare l’importo (non inferiore al 25% di quelli di dubbia e difficile esazione) da immobilizzare in un apposito fondo svalutazione.
Da segnalare, infine, che allo studio del governo c’è anche un mini-restyling del Patto di stabilità interno, che dovrebbe prevedere, dal 2013, l’adeguamento della base di calcolo degli obiettivi (ora si considera la spesa corrente media 2006-2008, mentre dal prossimo anno il parametro andrà calcolato sul triennio 2007-2009, con contestuale abbassamento dei moltiplicatori ) e lo slittamento al 2014 dell’applicazione del c.d. Patto territoriale integrato (nel 2013 si continueranno ad applicare le attuali regole sul Patto regionalizzato).

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