I piani per superare la logica del taglio lineare

Fonte: Il Sole 24 Ore

Lo scenario di finanza pubblica costringe il Governo a prorogare le misure di risparmio della spesa delle Pa contenute già nel Dl 78/2010 e a individuare nuove misure di rafforzamento dei risparmi al fine di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014. L’articolato che riguarda il pubblico impiego contiene alcuni strumenti nuovi che sembrano delineare percorsi efficaci per conseguire risparmi che salvaguardino le funzioni core e non deprimano il settore pubblico. Risulta di grande interesse la previsione contenuta all’articolo 16 dello schema di provvedimento, in materia di piani di razionalizzazione che tutte le Pa di cui all’articolo 1, comma 2, del Dlgs 165/2001 possono adottare per perseguire maggiori economie nell’ottica di un ridisegno delle strutture, superando la logica del taglio lineare, al fine di finanziare la contrattazione di secondo livello. In considerazione delle polemiche relative alla contrapposizione tra tagli lineari e tagli mirati, probabilmente la logica dei piani dovrebbe essere ampiamente adottata dagli organi di indirizzo politico. In mancanza del rinnovo contrattuale nazionale, la spinta a individuare risorse per il livello di contrattazione, e quindi ad adottare i piani, porterà i datori di lavoro e, soprattutto, le organizzazioni sindacali a svolgere un ruolo nuovo e ad avviare relazioni sindacali virtuose. L’importanza dei piani è rafforzata altresì da alcuni rilevanti fattori contingenti quali: l’attuazione della legge delega sul federalismo fiscale e l’individuazione dei fabbisogni standard alla luce delle funzioni fondamentali, il ridisegno della spesa pubblica, la creazione di un nuovo modello di welfare state sostenibile e responsabile, la spinta verso un processo forte di digitalizzazione. Il contratto di secondo livello è, anche nel settore pubblico, il più idoneo ad accompagnare processi di ristrutturazione, poiché consente di rivedere l’organizzazione del lavoro, di aumentare la flessibilità del personale a tempo indeterminato e di legare la retribuzione alla produttività e ai risparmi. Va segnalato, poi, come la manovra costringa sempre più a guardare alle Pa anche nel loro aggregato consolidato, chiedendo di computare chiaramente le spese delle società interamente partecipate. La modifica all’articolo 76 del Dl 112/2008 sulle modalità di calcolo della spesa del personale include anche le spese sostenute dalle società a partecipazione pubblica locale totale o di controllo che sono titolari di affidamento diretto di servizi pubblici locali senza gara, ovvero che svolgono funzioni volte a soddisfare esigenze di interesse generale aventi carattere non industriale né commerciale. Gli stessi piani, afferma il comma 4 dell’articolo 16, possono interessare le partecipate e il ricorso alla consulenza attraverso persone giuridiche, area vasta di inefficienze non facilmente comprimibile senza un intervento mirato dal basso. Questo porterà parte datoriale e organizzazioni sindacali a confrontarsi realmente su tutti i processi dell’ente, nelle sue articolazioni. Piuttosto che ottenere forme di concertazione su atti datoriali sarà più strategico, per un sindacato moderno, intervenire sulle scelte di programmazione e spesa. La sfida economico-finanziaria che abbiamo davanti richiede modelli nuovi di relazione sindacale, che riguardino innanzitutto i processi ampi di riforma e che dovranno portare a ridisegnare il settore pubblico. I numeri contenuti nella recente manovra richiedono scelte coraggiose e per questo ruoli nuovi.

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