Gli imballaggi a rischio stangata

Fonte: Il Sole 24 Ore

Due imballaggi su tre tra quelli immessi al consumo in Italia vengono riciclati. Un risultato virtuoso, ma la crisi si fa sentire sulle imprese delle varie filiere. E una parte dei Comuni avanza la richiesta di una revisione al rialzo dei corrispettivi loro destinati. Per le imprese rischia di rivelarsi una stangata: da circa 330 milioni di euro versati oggi si potrebbe passare a un miliardo.

Andiamo con ordine. Il Conai (Consorzio nazionale imballaggi) illustrerà oggi alla Camera il “Programma generale di prevenzione e di gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggi 2013”. «Lo scorso anno – spiega il presidente del consorzio Roberto De Santis – gli imballaggi immessi al consumo si sono ridotti del 3,8% rispetto al 2011, a 11,2 milioni di tonnellate; mentre il riciclo complessivo – per circa la metà dovuto alla gestione diretta del sistema consortile, la parte restante è invece gestita da operatori indipendenti, ndr – è stato invece del 65,6% dell’immesso al consumo, in crescita di un punto percentuale sul 2011. Questo significa – sottolinea De Santis – che tutta la filiera e tutti i soggetti coinvolti fanno la loro parte in maniera sempre più efficiente».

Il trend dovrebbe proseguire sulla stessa linea anche nel corso di quest’anno, con il riciclo che dovrebbe crescere ancora al 66,9% dell’immesso al consumo, previsto peraltro in ulteriore contrazione di quasi un punto percentuale. La crisi si manifesta, però, anche attraverso altre cifre: i tempi medi di pagamento del contributo al Consorzio si sono allungati dai 107 giorni del 2010 ai 142 del 2012, mentre la quota di pagamenti scaduti è salita dal 34 al 46 percento. «È una ulteriore testimonianza delle difficoltà in cui versano le imprese» specifica De Santis.

Il Conai è costituito da produttori e utilizzatori di imballaggi e si occupa dell’avvio a riciclo di sei materiali (carta, vetro, acciaio, alluminio, plastica e legno usati per imballaggio) attraverso uno specifico Consorzio di filiera. Il Conai, soggetto creato per legge senza fini di lucro, riceve dalle imprese un contributo sulla base delle “confezioni” immesse al consumo e, attraverso i Consorzi di filiera riconosce ai Comuni un corrispettivo per i maggiori oneri della raccolta differenziata dei rifiuti di imballaggio. «Nel 2012 – ricorda il presidente del Conai – i ricavi da contributo ambientale sono stati di 367 milioni di euro: il 31% in meno rispetto all’anno precedente. Viceversa, i costi di conferimento e ritiro sono stati pari a 330,2 milioni (+7,3%), di cui 321,1 milioni erogati ai Comuni, in crescita dell’8% rispetto al 2011. E quest’anno alle amministrazioni convenzionate arriveranno circa 350 milioni».

I corrispettivi sono previsti dall’accordo quadro tra Conai e Anci (Associazione dei Comuni italiani). L’accordo è però in scadenza e dovrebbe essere rinnovato entro il 31 dicembre prossimo, e proprio su quanto deve essere destinato agli enti locali rischia di aprirsi un fronte delicato. L’Associazione dei Comuni virtuosi (una settantina in Italia) chiede che i corrispettivi vengano triplicati: troppo poco quello che oggi entra nelle loro casse e, soprattutto, nel resto d’Europa le quote a carico delle imprese sarebbero molto più alte. L’Associazione ha presentato un dossier con le relative proposte lo scorso 2 luglio e ha sottoposto la questione anche al neopresidente Anci, Piero Fassino. Di recente il delegato Anci a Rifiuti ed Energia, Filippo Bernocchi, pur valutando necessaria la revisione dell’accordo quadro tra Anci e Conai ha però invitato alla cautela: «Siamo tutti d’accordo nel chiedere più soldi ai consorzi ma bisogna anche tenere conto che il Conai fa più degli obiettivi previsti dalle legge».

«È vero – dice il direttore generale del Conai, Walter Facciotto – che in altri Paesi europei il costo a tonnellata sostenuto dalle imprese è maggiore. Ma sono sistemi completamente differenti. E in Germania, dove si era puntato su una filiera alternativa a quella della pubblica amministrazione, si assiste ora a un ripiegamento sul modello italiano».

De Santis mette in guardia sulle potenziali ricadute negative per imprese e contribuenti in una fase già di per sè di recessione, e rilancia: «Ragioniamo semmai – dice – di incrementi legati alla maggiore qualità della raccolta degli imballaggi che il Consorzio avvia a riciclo. È su questo che si gioca il futuro della filiera».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *