Franceschini, le tasse? Pagatele con un quadro

Le tasse? da quest’anno si potranno pagare anche con quadri d’autore, statue, libri antichi. Parola del Ministro della cultura Franceschini, che annuncia di aver appena firmato il decreto per la costituzione della commissione di esperti che dovrà valutare le opere eventualmente proposte dai contribuenti. Già, perché la legge che consente di adempiere ai doveri del fisco con beni di famiglia in Italia esiste da un pezzo, fin dall’ormai lontano 1982, “ma fino ad oggi – sottolinea il ministro – salvo casi sporadici non è mai stata attuata con convinzione”. Anche la commissione che oggi viene ricostituita da Franceschini è già esistita negli anni passati ma non veniva ricostituita dal 2010.

Chi avesse difficoltà ad onorare i suoi debiti con lo Stato, sia che si tratti di pagare la successione per un congiunto morto sia che si tratti di imposte dirette, può quindi prendere in considerazione l’idea di offrire al fisco, al posto dei soldi, un bene d’arte, sia esso un quadro o una collezione archeologica, persino un immobile o un terreno. Niente croste dipinte dallo zio o cassettoni della nonna, però, a meno che non si tratti di un pezzo importante come il settecentesco comò fatto dall’ebanista di Luigi XV la cui vendita all’estero provocò tante polemiche qualche anno fa: il bene da offrire allo Stato, spiegano dal Mibact, deve avere un comprovato valore culturale e deve essere ‘coerente’ con le collezioni del patrimonio pubblico. Anche in quel caso, tra l’altro, il lieto fine non è scontato.

Così come detta la legge, la commissione di esperti nominata dal Ministero (tre membri indicati dal Mibact altri tre dal Mef) deve valutare attentamente l’offerta, se necessario chiedere il consulto di altri enti, e alla fine decidere se allo Stato conviene o meno rinunciare alle entrate in cambio dell’opera che gli è stata offerta. Un equilibrio delicato, insomma, tra gli interessi del privato, quelli del fisco e quelli di chi gestisce il patrimonio culturale pubblico. Basti pensare che nel 2010, quando si riunì per l’ultima volta, l’allora commissione di esperti alla quale erano state proposti quadri, statue in bronzo, una collezione archeologica e addirittura una villa a Sanremo, accettò solo una tela del grande Alberto Burri, uno splendido olio intitolato “Bianco e Nero”, che fu stimato circa 100 mila euro e acquisito dalla Galleria Nazionale dell’Umbria, dove adesso è esposto.

Il ministro comunque è convinto che l’opportunità debba essere offerta e che la convenienza sia duplice, per lo stato e per il cittadino, “l’esperienza di altri paesi europei, in primis l’Inghilterra – dice – dimostra che si tratta di una norma dalle grandi potenzialità”. In questo modo, sottolinea Franceschini, “lo Stato adempie a un duplice obiettivo: da un lato, in un momento di crisi, consente ai cittadini di assolvere ai propri obblighi fiscali tramite la cessione di opere d’arte, dall’altro, torna ad acquisire patrimonio storico e artistico. Quindi ci si riprova: il decreto è stato firmato, adesso bisogna aspettare i tempi della registrazione alla Corte dei conti (massimo 30 giorni) poi la nuova commissione potrà riunirsi, con tutta probabilità già prima di Natale, per esaminare eventuali richieste.

(Fonte: Ansa)

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