Federalismo demaniale, un passo avanti

“Nell’ambito delle attività propedeutiche all’attuazione del federalismo demaniale, l’Agenzia, al fine di garantire la massima trasparenza circa la reale consistenza del patrimonio pubblico gestito, ha ritenuto opportuno procedere alla pubblicazione di un elenco contenente i beni del Patrimonio dello Stato, ad eccezione di quelli in uso alle pubbliche amministrazioni, di quelli appartenenti al Demanio storico-artistico, nonché di quelli situati nelle regioni a statuto speciale e nel Comune di Roma”. Con questo annuncio, l’Agenzia del demanio ha pubblicato ieri l’elenco completo dei beni immobili che in virtù del federalismo demaniale saranno trasferiti agli enti locali. Lo ha reso noto il senatore della Lega Nord, Paolo Franco, vicepresidente della Commissione per l’attuazione del federalismo fiscale. Paolo Franco che insieme ai senatori Gianvittore Vaccari, Massimo Garavaglia, Armando Valli, Gianpaolo Vallardi e a tutto il gruppo del Carroccio in Senato, sollecitò l’agenzia a pubblicare sul proprio sito internet i beni demaniali lo scorso 10 giugno, si dice “soddisfatto” perché “è grazie anche alla Lega Nord, ma in particolare alla collaborazione dell’ufficio comunicazione dell’Agenzia del demanio, che finalmente gli enti locali potranno visionare il patrimonio immobiliare che poi andrà a loro competenza, in virtù del principio di trasparenza che attiene al corretto svolgimento dell’attività amministrativa”. “Era di fondamentale importanza per gli enti locali ‑ aggiunge infine il senatore Paolo Franco ‑ conoscere la lista de beni demaniali, compresi i terreni e i beni di cui i comuni non ne sono a conoscenza, ma di pertinenza dei comuni stessi, in modo da iniziare un lavoro di conoscenza approfondita del proprio territorio”.
Passando ai numeri, sono 12 mila, per un valore di circa 3,6 miliardi (600 milioni in più rispetto a un primo elenco provvisorio stilato a giugno), i beni potenzialmente trasferibili agli enti locali in base al federalismo demaniale, secondo l’elenco dei beni potenzialmente disponibili dei quali comuni, province e regioni potranno fare richiesta con un progetto di valorizzazione che non esclude l’alienazione. L’elenco, che verrà aggiornato ogni 15 giorni, non è ancora quello definitivo che sarà pubblicato solo con i decreti della presidenza della Repubblica previsti dal federalismo a fine anno e in base al quale gli enti locali potranno fare le loro richieste, ma rappresenta comunque un primo ‘portafoglio’ sul quale gli enti locali potranno iniziare a fare le loro valutazioni. Non rientrano nell’elenco i beni del demanio storico-artistico, che in base alla riforma vanno valorizzati con il coinvolgimento del ministero dei Beni Culturali. Così come i parchi, sui quali c’è la competenza del Ministero dell’ambiente. ‘Escono’ anche materie come i porti di interesse nazionale sui quali ci dovrà essere uno screening da parte dei ministeri delle Infrastrutture e della Difesa. Fuori dall’elenco anche i beni riguardanti il patrimonio di Roma e delle regioni a statuto speciale. I beni riguardanti la capitale entreranno nel decreto attuativo riguardante Roma Capitale: non ci sono dunque, rispetto all’elenco provvisorio stilato a giugno beni come il nuovo Sacher o l’Idroscalo di Ostia o gli ‘isolotti prossimi alla Maddalena’ previsti in quella prima lista.

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