Federalismo (ancora) riscritto

Arriva la risposta ai comuni che hanno chiesto lo sblocco, da subito, dell’addizionale comunale all’Irpef. Ma con dei paletti precisi. Le ultime modifiche del decreto di attuazione del federalismo che riguarda i comuni, illustrate ieri dal Ministro per la semplificazione Roberto Calderoli (>> l’ultima versione del decreto sul fisco municipale di ieri), ai componenti della commissione bicamerale, prevedono che i comuni possano sbloccare le addizionali Irpef, ma arrivando a un tetto massimo dello 0,4%. L’addizionale potrà essere sbloccata da quei comuni che hanno un’aliquota inferiore allo 0,4% con un “limite massimo dell’addizionale per i primi due anni” che non potrà superare tale soglia. In ogni caso, si prevede nel testo, “l’addizionale non può essere istituita o aumentata in misura superiore allo 0,2% annuo”.
Cambia anche la tassa di soggiorno, introdotta dal decreto legislativo in materia di fisco comunale, e torna la tassa di scopo. Si prevede che la tassa sui turisti possa essere istituita oltre che dai capoluoghi di provincia anche (ed è la prima novità) dalle unioni dei comuni nonché dai comuni inclusi negli elenchi regionali delle località turistiche o città d’arte.
Ma soprattutto la tassa non sarà più compresa tra i 50 centesimi e i 5 euro per notte di soggiorno, ma bensì sarà calcolata “secondo criteri di gradualità in prezzo” fino ad un massimo di 5 euro per notte di soggiorno. I comuni che la introdurranno potranno autonomamente prevedere esenzioni o riduzioni per particolari tipologie di turisti o per determinati periodo di tempo. Il gettito è destinato a finanziare “interventi in materia di turismo, di manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali ed ambientali locali, nonché dei relativi servizi pubblici locali”. Con il decreto torna anche la tassa di scopo prevista dalla finanziaria 2007 per dare ai comuni la possibilità di finanziarie specifiche opere pubbliche. Il decreto consente infatti “l’individuazione di opere pubbliche ulteriori rispetto a quelle indicate” nella finanziaria 2007; l’aumento, sino a dieci anni, della durata massima di applicazione dell’imposta; la possibilità che il gettito dell’imposta finanzi l’intero ammontare della spesa dell’opera pubblica da realizzare”.
E ancora, cambiano le aliquote della cedolare secca sugli affitti prevista dal decreto legislativo in materia di fisco comunale. La nuova versione del testo fissa al 21% l’aliquota sui canoni liberi e al 19% quella sui canoni concordati. La precedente versione fissava l’aliquota sull’equo canone al 20%, e quella sugli affitti liberi al 23%: il differenziale del 3% tra le due aliquote sarebbe servito a finanziare il fondo per il bonus alle famiglie con figli che vivono in affitto, disposizione però cancellata nella versione del testo presentata ieri. Per Claudio Fantoni, delegato Anci alle politiche abitative, “se questa dovesse essere la versione definitiva insieme ad un’altra serie di indiscrezioni ci troveremmo, ancora una volta, di fronte ad una misura inadeguata in riferimento all’urgenza di predisporre quegli incentivi, più volte richiesti, in favore del canale concordato, quello che consente in molte città ad alta tensione abitativa, la possibilità per molte famiglie di pagare un canone sostenibile. Ribadiamo dunque l’esigenza di prevedere una maggiore differenziazione tra le due aliquote e la necessità di costituire un Fondo espressamente dedicato all’incentivazione del canale concordato che preveda garanzie in favore dei proprietari, quali possibili morosità e danni agli alloggi locati e di conseguenza vantaggi per gli inquilini, chiamati a pagare un affitto ridotto. Questa è l’occasione per fare qualcosa di utile in favore del disagio di centinaia di migliaia di famiglie in grave difficoltà a causa dell’elevato costo degli affitti. Non farlo, a questo punto – conclude Fantoni – sarebbe omissione di soccorso”. Nel caso in cui il proprietario opti per l’applicazione della cedolare secca, si prevede nel decreto, viene “sospesa, per un periodo corrispondente alla durata dell’opzione, la facoltà di chiedere l’aggiornamento del canone, anche se prevista nel contratto a qualsiasi titolo, inclusa la variazione accertata dall’Istat dell’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati verificatasi nell’anno precedente”. L’opzione per la cedolare secca però non ha effetto se il proprietario non ha dato una comunicazione preventiva all’inquilino attraverso una lettera raccomandata con la quale rinuncia a chiedere, a qualsiasi titolo, l’aggiornamento del canone. Il decreto attuativo del federalismo fiscale fissa anche la quota del gettito della cedolare che sarà girata ai comuni: nel 2011 sarà del 21,7% per i comuni delle regioni a statuto ordinario, per scendere al 21,6% a decorrere dall’anno 2012. La quota potrà essere ridefinita “sulla base di dati definitivi”, al fine di “garantire il rispetto dei saldi di finanza pubblica e di assicurare ai comuni un ammontare di risorse pari ai trasferimenti soppressi”. Salta invece il bonus per le famiglie con figli che vivono in case in affitto: la penultima versione del decreto prevedeva un fondo (al massimo di 400 milioni) per sgravi alle famiglie con figli che vivono in affitto: misura fortemente chiesta dal Terzo polo, che però ha già fatto sapere che voterà no al decreto.
Per quanto riguarda l’Imposta municipale unica sulle seconde case, l’aliquota è fissata allo 0,76%. I comuni ottengono dunque che l’aliquota sia stabilita immediatamente nel decreto, invece che fissata anno per anno nella legge di stabilità come previsto dalla versione originaria del testo. In ogni caso l’aliquota potrà essere modificata “con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, da emanare su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze d’intesa con la Conferenza Stato- città ed autonomie locali, nel rispetto dei saldi di finanza pubblica, tenendo conto delle analisi effettuate dalla Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale ovvero, ove istituita, dalla Conferenza di coordinamento della finanza pubblica”. Una misura che non ha convinto Confedilizia, fortemente critica.

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