Effetto campagna elettorale I Comuni frenano sulla Tasi e Palazzo Chigi deve rinviarla

Fonte: La Stampa

Il mix più esplosivo della politica italiana: casa e campagna elettorale. Sulla Tasi, la nuova tassa che ha sostituito l’Imu, siamo alle solite. I Comuni – la maggioranza degli ottomila campanili italiani – non hanno ancora deliberato l’aliquota da applicare per il pagamento della prima rata, né come ripartire il costo fra proprietari e inquilini. E così, nel più classico degli schemi all’italiana, ora si parla di rinvio: dal 16 giugno a metà luglio. O, in alternativa, si valuta il rinvio a metà, come già prevede la norma: il pagamento entro la scadenza dell’aliquota base e del conguaglio a settembre, quando i Comuni – bontà loro – avranno deciso come comportarsi con i rispettivi residenti.

La pratica è sul tavolo di Graziano Delrio ormai da giorni. In quanto ex presidente dell’Anci, tutti si rivolgono a lui. Il Tesoro garantisce che «già domani» (oggi per chi legge, ndr) ci sarà un incontro o almeno un contatto con il capo dei sindaci Piero Fassino. Ieri il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti – ed esponente dell’universo dei commercialisti – ha parlato apertamente di rinvio a metà settembre. «È una soluzione ragionevole, sia per le prime che per le seconde case». Con lui il Pd Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio della Camera: «Non si possono far pagare le tasse a forfait. I burocrati si adeguino anche se stanno al governo. È evidente che non è un problema di cassa ma di caos. La cosa più saggia è far approvare il regolamento dei Comuni entro il 31 luglio e l’imposta entro il 16 settembre. Si tratta di usare il buonsenso». Ma dai piani alti del governo è scattato l’altolà, perché un rinvio a settembre metterebbe nei guai i Comuni con i bilanci in bilico. Fra le due ipotesi, quella più probabile è sì quella del rinvio, ma solo di un mese, a metà luglio.

In teoria i Comuni avrebbero dovuto fissare le aliquote della nuova Tasi entro il 23 maggio e pubblicarle entro il 31. Il problema è ovviamente tutto politico: poiché le elezioni sono vicine, nessuno si vuole assumere la responsabilità di prendere decisioni prima del voto. Figuriamoci poi se si tratta di uno dei circa quattromila Comuni che voteranno per il rinnovo del sindaco e del Consiglio comunale. Si apriranno le urne a Bari, Firenze, Padova, Prato, Bergamo, Modena e Reggio Emilia, per citare alcune delle più grandi.

Nel frattempo ieri l’aula di Palazzo Madama ha approvato il decreto casa. Per chi vive all’estero arriva una novità importante: se in Italia possiede una o più case sfitte, per una di queste non dovrà pagare l’Imu, poiché verrà considerata prima casa, inoltre Tari e Tasi saranno ridotte dei due terzi. L’altra novità è contro le occupazioni abusive: chiunque occuperà una casa, anche se vuota e spinto da una reale necessità, non potrà ottenere alcun allacciamento: né all’acqua, né al gas, né tantomeno alla luce.

Inoltre per almeno 5 anni non potrà essere iscritto nella lista per le aggiudicazioni delle case popolari.

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