Eccola, la battaglia delle tasse

Fonte: La Stampa

Mark Twain diceva che per capire la razza umana bisognerebbe osservarla in tempo di elezioni. Non è ancora chiaro quando voteremo, eppure la campagna elettorale è iniziata da un pezzo. Fioccano le promesse, abbondano i proclami, la propaganda prende il sopravvento sul buon senso. Nella visita di accreditamento a Washington Luigi Di Maio ha abbozzato una manovra choc per abbassare le tasse, tagliare il costo del lavoro, aumentare gli investimenti pubblici. Se a questo aggiungiamo il costosissimo reddito di cittadinanza, il programma dei Cinque Stelle vale decine di miliardi di nuove spese. A quasi vent’anni dall’impegno concreto di meno tasse per tutti, Silvio Berlusconi promette il raddoppio delle pensioni minime, l’abolizione di ogni tassa sulla casa, sulle donazioni, dell’imposta di successione e del bollo auto: tutti impegni incompatibili con il terzo debito del mondo. Anche Matteo Renzi fa la sua parte nel rivangare gli impegni mancati: dopo aver garantito il taglio dell’Irpef nel 2018, ora dice che lo realizzerà nella prossima legislatura. L’altro Matteo – Salvini – propone una flat tax al 15 per cento. Ma con quale credibilità senza un piano di riduzione delle spese?
La politica ha il diritto di vendere sogni, l’informazione il dovere di mettere in guardia da essi…

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