Due miliardi agli sconti ma c’è il nodo bilanci

Fonte: Il Sole 24 Ore

Quasi due miliardi per le detrazioni, con i nuovi aumenti di aliquota per finanziare gli sconti che si aggiungono ai 500 milioni già previsti dalla legge di stabilità, e due obiettivi prioritari. Il primo è evitare che la Tasi, il nuovo tributo sui servizi indivisibili, chiami alla cassa i cinque milioni di contribuenti che non hanno mai pagato l’Imu perché la loro abitazione, un monolocale o un bilocale, soprattutto se lontano dalle grandi città, ha un valore fiscale basso, e lo sconto da 200 euro assicurato dalla vecchia imposta municipale era sufficiente ad azzerare il conto. Il secondo obiettivo guarda invece alle famiglie numerose, che l’Imu “graziava” con una detrazione ulteriore da 50 euro per ogni figlio convivente (fino a 400 euro, da aggiungersi ai 200 dello sconto base) e che quindi nel pacchetto servito dalla Tasi potrebbero trovare sorprese amare.

A tradurre in pratica questi obiettivi saranno i sindaci che avranno mano libera nella scelta degli importi da scontare, e dei contribuenti da beneficiare. Tanta libertà, assegnata nel nome di un federalismo risorto in queste settimane dopo un biennio di oblio per la crisi, rischia di dare vita a un’imposta dai mille volti, e soprattutto si scontra con la condizione effettiva dei bilanci di tanti Comuni, e qui iniziano i problemi. Anche perché le entrate prodotte dai nuovi aumenti di aliquota dovranno andare integralmente a finanziare le detrazioni, senza far fermare un euro in più nelle casse locali. Lo scopo, corretto, è di evitare aumenti della pressione fiscale complessiva sul mattone rispetto a quella prevista dalla legge di stabilità: in molte città, però, i conti della Tasi continueranno a non tornare.

Per capire l’importanza delle scelte future dei sindaci sulle detrazioni basta guardare i numeri delle città: un bilocale di Piacenza, per esempio, che con l’Imu al massimo avrebbe versato 81 euro, rischia di arrivare a pagarne il doppio con la Tasi, ma può vedere il conto ridursi rispetto alla vecchia imposta con uno sconto medio da 100 euro.

Lo stesso bilocale a Palermo non ha mai versato l’Imu, perché nel capoluogo siciliano i valori catastali medi sono molto contenuti, e potrebbe vedersi chiedere fino a 108 euro con la Tasi, senza l’intervento delle detrazioni. Basta spostarsi a Milano per vedere però i problemi dei sindaci: nel capoluogo lombardo, come in quasi tutte le grandi città, valori e aliquote sono più alte della media, e la Tasi con o senza detrazioni distribuisce conti più leggeri dell’Imu: una notizia ottima per i contribuenti, pessima per chi deve poggiare i bilanci su regole che non offrono risorse sufficienti mentre finiscono per garantirne troppe ad altri Comuni.

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