Comuni: il lento cammino in materia di innovazione digitale

Qualche lieve progresso affiora, tuttavia in Italia si procede a zigzag lungo il percorso di sviluppo dell’e-government: in quasi due casi su tre gli investimenti in innovazione delle amministrazioni locali sono stabili, più di quattro su dieci hanno in corso almeno un progetto e il 59% dei Comuni ha avviato l’iter per aderire a PagoPa, con in media quattro canali di pagamento per imprese e cittadini. Sull’altro versante, il 35% dei Comuni è poco digitalizzato, il riutilizzo delle applicazioni software è poco diffuso e più di tre Comuni su quattro non hanno un ufficio dedicato all’eGov e ai suoi progetti. Inoltre, quasi un terzo della popolazione non può interagire online con la PA locale per mancanza di servizi interattivi. Sono questi in sintesi i dati che affiorano dall’Osservatorio sull’eGovernment della School of Management del Politecnico di Milano, che ha analizzato l’avanzamento della digitalizzazione tra le PA locali.

Innovazione: il nodo dei fondi disponibili

Una delle criticità connesse a questo tema è legata ai fondi disponibili: solo il 30% degli Enti locali potrà aumentare gli investimenti mentre il 60% ha più o meno a disposizione lo stesso budget del 2016. C’è poi il problema delle competenze interne, tanto che un 44% dei progetti in fase di sviluppo arranca a causa di questo deficit. “Sta maturando un nuovo modello di innovazione come processo strutturato e non più come progetti isolati”, afferma Giuliano Noci, responsabile scientifico dell’Osservatorio. «Negli ultimi mesi sono stati varati grandi progetti come Spid, il nuovo Codice amministrazione digitale (Cad, ndr) e PagoPa, iniziative in cui gli Enti locali non devono essere lasciati soli nella gestione del cambiamento. Per questo è necessario mettere a punto un sistema di governance dell’innovazione dove sono a fattore comune risorse e competenze».

Italia: una strada ancora lunga

È una via percorribile per migliorare l’efficacia amministrativa della PA. Un impegno assolutamente necessario, se la classifica “International civil service effectiveness index”, elaborata sui 31 Paesi Ocse dalla Scuola di amministrazione pubblica dell’Università di Oxford, l’Italia si colloca al 27esimo posto e precede Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria e Slovacchia.

PER APPROFONDIRE:
Consulta anche il Rapporto OCSE 2017 sulla Pubblica Amministrazione italiana.

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