Cedolare ridotta e stretta su case popolari

Fonte: Il Sole 24 Ore

Cedolare ridotta, sanatoria per chi aveva denunciato gli affitti in nero e stretta sulle case popolari. Con la fiducia accordata ieri si confermano le importanti novità sugli affitti introdotte nel corso della conversione in legge del Dl 47/2014.

Si comincia con la riduzione della cedolare secca per contratti a canone concordato, dal 15% al 10 per cento. L’agevolazione è in vigore dal periodo d’imposta 2014 al 2017. Il bonus vale per le abitazioni date in locazione a cooperative o a enti senza scopo di lucro, purché sublocate a studenti e rinunciando all’aggiornamento del canone. Inoltre, la scelta del regime della cedolare viene esteso ai Comuni nei quali sia stato deliberato lo stato di emergenza nei cinque anni precedenti l’entrata in vigore della legge di conversione del decreto.

Poi c’è la sanatoria dei «mini-canoni» degli inquilini che hanno denunciato i proprietari per gli affitti in nero e hanno sfruttato i grossi sconti offerti dalla norma poi cancellata dalla sentenza 50/2014 della Corte costituzionale: gli «effetti prodotti» da quella regola vengono «fatti salvi fino al 31 dicembre 2015», in barba alla sentenza della Consulta, quindi si tratta di una norma a rischio di un nuovo intervento. In sostanza, i mini canoni, risultato della nuova registrazione dei contratti in nero o registrati a canoni inferiori al reale, restano sino a fine 2015.

Sconti anche per i proprietari che esercitano attività d’impresa: i redditi derivanti dalla locazione di alloggi nuovi o ristrutturati non concorrono alla formazione del reddito d’impresa ai fini Irpef e Ires e Irap nella misura del 40 per cento, per un periodo non superiore a dieci anni dalla data di ultimazione dei lavori.

Per agevolare le locazioni dei meno abbienti il Governo ha poi introdotto un incremento di 100 milioni per il Fondo nazionale per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione: l’accesso a questo fondo viene esteso alle iniziative dei Comuni in convenzione con imprese di costruzione e altri soggetti imprenditoriali e alle rinegoziazioni «delle locazioni esistenti» per consentire alle parti, con l’intervento dei sindacati inquilini e delle associazioni della proprietà, la stipula di un nuovo contratto a canone inferiore. Altri 226 milioni andranno al Fondo destinato agli inquilini morosi incolpevoli. Vengono anche incentivate le agenzie per l’affitto comunali che garantiscano i mancati pagamenti del canone e i danni all’alloggio.

Rigore sulle case popolari: gli occupanti abusivi non potranno chiedere né la residenza, né l’allacciamento ai pubblici servizi né partecipare a nuovi bandi di assegnazione per cinque anni. Poi, a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto, saranno nulli i contratti di fornitura di gas, luce, acqua e telefono fatti agli abusivi.

Un altro fondo è stato poi creato per concedere contributi in conto interessi su finanziamenti per l’acquisto degli alloggi ex Iacp (18,9 milioni all’anno dal 2015 al 2020), contestualmente a un piano di dismissioni che sarà realizzato prioritariamente per la vendita di case popolari nei condomìni ex Iacp dove la proprietà pubblica è scesa sotto il 50 per cento.

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