Bossi ha rimesso i sindaci in riga

Fonte: Italia Oggi

Alla fine sembrava arrivata la resa dei conti. Domenica sera, in molti ambienti leghisti veneti, si dava per certo che Flavio Tosi, dopo l’ennesima sparata in settimana sul premier che avrebbe fatto il suo tempo, sarebbe stato messo alla porta del Carroccio.La voce aveva cominciato a girare così insistentemente che, ieri, il Corriere Veneto l’ha raccolta e sparata nella prima pagina delle sue cinque edizioni. Si parlava del sindaco deferito al consiglio federale, massimo organismo padano, riunito domenica sera in via Bellerio a Milano, convocato dal Senatur in persona per il tramite del figlio Renzo. La vox populi voleva il primo cittadino scaligero a giudizio per le sue continue esternazioni sul presidente del Consiglio, che hanno aperto un vero fronte di scontro con il Pdl Veneto, e per la determinazione con cui Tosi s’è messo alla testa di quel movimento di amministratori locali scontenti della Manovra-bis, fino a manifestare in quel di Milano.Voce tutta veneta, questa, perché veneto sarebbe stato il suo accusatore, Federico Bricolo da Sommacampagna (Verona), capogruppo leghista al Senato, membro influente del Cerchio magico, l’esclusivo entourage di Umberto Bossi. Bricolo, classe 1966, era uno dei giovani leoni padani lanciati da Tosi, e che poi s’è trovato su un fronte diverso quando il sindaco aveva deciso di stringere con Bobo Maroni. E sarebbe stato proprio Bricolo, all’interno del consiglio, a richiedere una generica reprimenda verso quei sindaci che, come Tosi ma anche come il maroniano varesino Attilio Fontana, animano la protesta. Nessuna richiesta specifica però contro lo scaligero, anche se il consiglio, convocato per ragioni esclusivamente organizzative riguardo l’imminente raduno leghista di Venezia, ha sancito il divieto dei primi cittadini padani di incrociare le braccia nello sciopero lanciato per il 15 settembre dall’Anci. Che però il gossip di un Tosi in ceppi davanti al gran consiglio padano possa aver resistito per un giorno intero, dimostra quanto, all’ombra dello spadone di Alberto da Giussano, la situazione sia tesissima, elettrica. Vicenda che si aggiunge a quella del sito corsaro anti-Maroni di cui ha dato conto ieri ItaliaOggi. Intanto, anche il Senatur sembra non scherzare sulla manifestazione di domani. Secondo l’informatissimo portale www.ininsubria.it, considerato molto vicino allo stesso Maroni, il Capo avrebbe chiosato in maniera secca l’idea che i suoi borgomastri partecipino allo sciopero: «Si vede che hanno tempo da perdere». Da cui il divieto. Presa di posizione che avrebbe spinto il varesino Fontana a una riflessione e a valutare, eventualmente, di rimettere gli incarichi in seno dell’Anci lombarda. Non è chiaro, a oggi, se Tosi sciopererà. Molti sono disposti a scommetterci. E anche lo stesso sito insubre sembra quasi alluderlo, concludendo l’articolo sulla protesta con questo interrogativo: «Viene da chiedersi cosa faranno le centinaia di sindaci ‘dissidenti’ che hanno coinvolto elettori e contano seguiti non indifferenti», scrive un anonimo redattore, «faranno dietro front o apriranno uno scontro frontale coi vertici della Lega?».

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