Bonus ristrutturazioni senza risorse

Fonte: Il Sole 24 Ore

La repentina uscita dal decreto sviluppo della norma sulle compensazioni Iva è stata solo un’avvisaglia. La mancanza di coperture adeguate, o in alcuni casi divergenze sulla modalità di calcolarle, hanno fortemente rallentato il percorso del pacchetto crescita inasprendo tensioni che tra ministero dello Sviluppo economico e ministero dell’Economia erano già affiorate su altri temi. I tecnici della Ragioneria dello Stato ieri hanno bocciato gran parte del più sostanzioso dei due decreti Passera, quello sulle infrastrutture. Fino alla tarda serata di mercoledì si erano susseguite riunioni e scambi di e-mail che avevano in qualche modo rassicurato lo staff dello Sviluppo economico e delle Infrastrutture sulla possibilità di strappare al Cdm almeno un sì «salvo intese». Ieri sarebbero invece state sollevate nuove obiezioni che hanno allungato la lista delle misure “sotto osservazione” che rischiano di essere stralciate riducendo il pacchetto crescita a un provvedimento di facciata.
Il Tesoro avrebbe dato un netto via libera alla misura sui porti (oneri per 70 milioni) ma ha alzato un muro sulle costose estensioni del bonus per le ristrutturazioni edilizie e per la riqualificazione energetica degli edifici. A tal punto che, rispetto alla prima versione, nel testo portato ieri a Palazzo Chigi i due bonus Irpef erano sì potenziati ma limitati nel tempo: 30 giugno 2013. Paletto che comunque non è stato considerato sufficiente. Secondo i calcoli dello Sviluppo economico, per portare il provvedimento infrastrutture al traguardo mancherebbe una copertura complessiva di circa 100 milioni di euro. La Ragioneria rileva la mancanza di coperture strutturali oltre il 2012 per quattro articoli del decreto: utilizzazione dei crediti di imposta per la realizzazione di opere infrastrutturali, ripristino dell’Iva per le cessioni e le locazioni degli immobili invenduti dai costruttori, esenzione dell’Imu per tre anni sull’invenduto e bonus Irpef per l’edilizia. Misure che nell’insieme rappresentano il cuore del provvedimento per il rilancio dell’edilizia.
Secondo il testo entrato a Palazzo Chigi, la spesa per il 2012, pari a 49,2 milioni, verrebbe coperta per 35 milioni pescando dal fondo per interventi urgenti e indifferibili per l’istruzione e eventi celebrativi e per altri 9,5 milioni prelevati dal fondo per la politica economica. Resterebbero però senza una copertura specificata i restanti 4,7 milioni che dovrebbero arrivare da maggiori entrate non meglio identificate. La quantificazione proposta, che va spalmata fino agli anni 2024 in virtù della possibile rateizzazione decennale dei bonus sulle ristrutturazioni edilizie, si fa via via crescente e anche in questo caso non ci sono indicazioni precise sulle modalità di recupero delle risorse necessarie.
Delicatissima anche la partita del credito di imposta per la ricerca. Una misura che, nelle bozze iniziali del decreto, doveva rappresentare il cuore della riforma degli incentivi alle imprese ma presentava anche un costo giudicato dalla Ragioneria incompatibile con le finanze pubbliche. Il testo si è via via ridimensionato e ha cambiato pelle. Nelle ultime settimane si sono svolti alcuni pranzi di lavoro tra Monti, Passera e Francesco Giavazzi, il consulente di Palazzo Chigi chiamato a rimettere ordine tra gli aiuti alle imprese, e anche alla luce di questi incontri la misura ha progressivamente cambiato volto divenendo un bonus per i neolaureati impiegati in attività di ricerca.
I vincoli del Tesoro, come noto, hanno bloccato (stralciandolo del tutto) l’innalzamento del tetto alle compensazione dei crediti Iva e hanno colpito, tra l’altro, la norma sui cosiddetti “mini bond” alle Pmi che nella versione originaria proposta dallo Sviluppo comporterebbe una perdita di gettito di circa 8,1 milioni nel 2012, 21,1 milioni nel 2013 e 11,2 milioni nel 2014.

Gli interventi a rischio

INFRASTRUTTURE
L’articolo 6 del decreto consente ai Comuni di utilizzare il credito d’imposta per realizzare infrastrutture senza il limite di 516.456,90 euro, il che rende necessario compensare i minori tributi

IVA SU INVENDUTO
L’art. 9 consente ai costruttori di applicare l’Iva nelle vendite di immobili effettuata anche dopo cinque anni; in questo modo le imprese possono scaricare l’Iva, ma con maggiori oneri per lo Stato

IMU SU INVENDUTO
Il decreto esonerebbe dall’Imu i fabbricati costruiti e destinati dall’impresa costruttrice alla vendita, fintanto che permanga tale destinazione, e comunque per un periodo non superiore a tre anni dalla fine dei lavori

RISTRUTTURAZIONI
Altre misure che mettono a rischio la copertura del decreto sono quelle sulle detrazioni per lavori di ristrutturazione, di efficientamento energetico e per spese conseguenti a calamità naturali

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