Appalti, colpo di forbici sui costi

Tagliare i costi amministrativi e favorire lo sviluppo e un miglior utilizzo banca dati nazionale dei contratti pubblici: è questo il contenuto della segnalazione inviata dall’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici a governo e parlamento per ridurre i costi degli appalti pubblici. L’Authority presieduta da Giuseppe Brienza ha indicato la necessità di misure finalizzate a ridurre i costi finanziari e gli oneri amministrativi a carico di stazioni appaltanti ed imprese, nonché a riqualificare gli attori del sistema affinché la spesa pubblica possa diventare veicolo di sviluppo, qualità ed innovazione. Nell’atto si sottolinea che «il taglio dei costi amministrativi legati alla partecipazione e gestione delle procedure di gara costituisce, nella presente fase economica, un obiettivo irrinunciabile al fine di liberare risorse per la competitività delle imprese». Una misurazione degli oneri amministrativi nell’area appalti recentemente condotta dal ministero per l’innovazione, in stretta collaborazione con il ministero delle infrastrutture e dei trasporti e con l’Autorità ha evidenziato costi riferiti all’insieme delle piccole e medie imprese (da 5 a 249 addetti) che ammontano a 1.213.918.673 euro. L’Autorità ha auspicato, altresì, un’evoluzione del sistema di qualificazione delle imprese, volta a far acquisire agli operatori economici quelle caratteristiche imprenditoriali necessarie per competere sul mercato in primo luogo nazionale, ma anche internazionale. Tra le criticità segnalate dalle imprese, vi è l’eccessiva onerosità della documentazione da presentare (ad esempio, moduli, comunicazioni da effettuare, relazioni, controlli, valutazioni, costi per etichettature, per archiviazione delle informazioni e per il supporto alle amministrazioni in sede di verifiche e controlli). È risultato anche che le imprese interessate tra 5 e 249 addetti partecipano in media a 27 gare l’anno e che, di conseguenza, nella maggior parte dei casi la stessa documentazione relativa all’attestazione dei requisiti viene presentata 27 volte l’anno. Spesso non è prevista, neanche in via opzionale, la trasmissione telematica. Viene, poi, lamentata la carenza di modulistica standardizzata e difficoltà ad accedere on line a tutta la documentazione di gara. Consapevole dell’attuale quadro l’Autorità ha proposto a governo e parlamento un complessivo ripensamento del sistema della raccolta dei documenti a dimostrazione dei requisiti, imperniandolo sull’utilizzo della banca dati nazionale dei contratti pubblici (Bdncp, art. 60 del dlgs 7 marzo 2005, n. 84), affinché quest’ultima diventi il punto di raccordo delle banche dati delle amministrazioni certificanti; l’utilizzo della Bdncp potrebbe consentire, a regime, una verifica in tempo reale delle informazioni sul possesso dei requisiti di ordine generale, tecnico ed economico, mediante accesso ad un unico sistema e secondo modalità che consentano di tracciare le verifiche effettuate. Gli operatori economici non sarebbero tenuti a documentare i requisiti per ogni gara, e le stazioni appaltanti ad effettuare difficoltosi accertamenti presso altri enti certificanti, realizzando, in tal modo, una effettiva semplificazione del processo di partecipazione, qualificazione e verifiche dei requisiti. Verifiche che richiedono attualmente l’interazione con altre pubbliche amministrazioni, e comportano tempi eccessivamente lunghi (70 giorni in media, con punte di 90 giorni) e, spesso, non assicurano un reale controllo sull’affidabilità e capacità dell’operatore economico. Ulteriori misure contenute nelle proposte sono volte ad una revisione dell’attuale sistema sanzionatorio relativo alle false dichiarazioni sui requisiti generali (1ter dell’art. 38 del Codice dei contratti). Al riguardo l’Autorità ritiene necessarie modifiche alla pesante sanzione della sospensione di un anno, graduandola in funzione della gravità della violazione accertata, come già previsto per i requisiti speciali. Sul fronte della qualificazione degli attori del sistema, sia dal lato pubblico che dal lato privato, viene proposta nella segnalazione l’istituzione di uno sportello unico di rilevazione delle stazioni appaltanti, introducendo un obbligo preventivo annuale di iscrizione in un apposito registro tenuto dall’Authority di Brienza; lo sportello unico consentirebbe di creare un patrimonio conoscitivo comune sulla committenza pubblica e di introdurre un sistema di qualificazione delle stazioni appaltanti, che ne valuti le capacità amministrative e gestionali, così da assicurare che ogni amministrazione indica gare e gestisca contratti in relazione alle proprie capacità strutturali. L’Autorità di vigilanza ha auspicato, altresì, un’evoluzione del sistema di qualificazione delle imprese, volta a far acquisire agli operatori economici quelle caratteristiche imprenditoriali necessarie per competere sul mercato in primo luogo nazionale, ma anche internazionale. Un simile obiettivo, secondo le proposte dell’Au torità, può essere perseguito integrando gli attuali requisiti di partecipazione con la previsione di criteri reputazionali, valutati in maniera oggettiva e trasparente da un soggetto terzo, quale l’Autorità stessa, attraverso un procedimento che preveda l’esercizio del diritto al contraddittorio per l’impresa. Infine, la necessità di attribuire all’Authority poteri di carattere sanzionatorio nei confronti degli atti posti in essere dalle stazioni appaltanti in violazione della normativa nazionale e comunitaria, nonché compiti specifici in relazione all’istituto dell’accordo bonario per scongiurarne un utilizzo scorretto.

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