Anci vs Governo: 9 miliardi o si sfora il patto

9 miliardi. È questa la cifra della discordia o del possibile accordo fra Comuni e governo. Gli enti locali, infatti, chiedono un decreto-legge che permetta di sbloccare questa cifra per pagare le imprese e ricominciare a fare investimenti, se ciò non dovesse avvenire entro la prima metà di aprile, l’Anci inviterà tutti i comuni ad effettuare pagamenti usando un modello di delibera dal nome piuttosto emblematico, “oggi pago”.
Questo comporterà che i comuni sforeranno inevitabilmente il patto di stabilità, intanto però Graziano Delrio, presidente Anci, tenterà di ottenere il maggior consenso possibile dalle associazioni imprenditoriali e dalle parti sociali, per questo motivo giovedì prossimo si terrà a Roma una manifestazione di sensibilizzazione sul tema dello sblocco dei pagamenti.
L’idea è quella di coinvolgere anche le parti politiche che da oggi prenderanno posto nel parlamento. “Abbiamo chiesto e ottenuto l’adesione di numerose forze politiche e sociali – ha spiegato Delrio – che hanno in questi giorni pienamente sposato il nostro appello a sbloccare i pagamenti per salvare l’economia dal completo dissesto”.
L’obiettivo principale, dunque, è quello di scongiurare il fallimento delle imprese e far riavviare gli investimenti comunali che dal 2007 al 2011 hanno fatto registrare un crollo di quasi il 23% anche per via dei tagli patiti; 6 miliardi e 450 milioni in 3 anni. Gli emendamenti al tanto sospirato decreto-legge correttivo in materia di enti locali sarebbero già pronti e sarebbero molti.
Quelli principali riguardano la revisione del patto, gli enti locali vogliono un miglioramento degli obiettivi in proporzione al fondo di cassa e ai residui passivi in conto capitale per far si che sia possibile usare le risorse disponibili. Vorrebbero conservare il gettito Imu proveniente dagli immobili di categoria D che invece dal 2013 spetta allo Stato e vorrebbero rivedere anche la Tares e i contratti a termine delle scuole.
L’Anci, in merito al nuovo tributo ambientale, richiede l’abolizione del termine di luglio per corrispondere la prima rata; infatti questa proroga rischia di mettere in forte crisi i gestori del servizio di igiene urbana  che si troverebbero a non incassare nulla per tutto il primo semestre dell’anno.
Per quanto concerne la scuola, invece, i sindaci chiedono che sia chiarito definitivamente il nodo dei contratti a termine per l’assunzione di supplenti nelle scuole amministrate dai comuni. La volontà è quella di escludere i contratti a termine dai limiti imposti dal d.lgs. n. 368/2001 in maniera da consentire la continuità didattica.
Il patto, tuttavia, non è la sola preoccupazione dei comuni; infatti i responsabili dei servizi finanziari di dieci grossi municipi piemontesi (Alpignano, Caselle, Collegno, Cuneo, Grugliasco, Moncalieri, Pinerolo, Rivalta di Torino, Rivoli, Venaria Reale) lanciano l’allarme e spiegano le principali criticità direttamente al ministero dell’interno cui hanno inviato una lettere programmatica.
La situazione è drammatica perché allo stato attuale delle cose non solo non ci sono i fondi per approvare i preventivi del 2013 ma è possibile che non si riescano a chiudere i consuntivi 2012. La storia si ripete dunque perché già un anno fa era stato lanciato un allarme simile, ma da allora la situazione è peggiorata ulteriormente anche per via della normativa contabile resa ancor più restrittiva dal dl 174/2012 che incrementato di molto le responsabilità dei ragionieri capo senza però offrire alcuna tutela a chi ricopre il suddetto ruolo.
I comuni, come si legge nella lettera, sono in attesa dei dati per redigere i bilanci da approvare con il sigillo della regolarità contabile che dovrebbe garantire la “veridicità delle previsioni di entrata e di compatibilità delle previsioni di spesa”.
La prima questione è connessa all’Imu 2012; gli incassi effettivi sono stati spesso minori delle stime ministeriali, ma sono quest’ultime a determinare le assegnazioni del fondo sperimentale di riequilibrio. I conti, in relazione all’accordo stipulato nella Conferenza stato – città il 1° marzo 2012, avrebbero dovuto essere chiusi entro lo scorso febbraio, ma ad oggi ai comuni non è giunta nessuna comunicazione ufficiale.
Queste incognite si riflettono anche sul 2013, visto che il dato del fsr 2012 rappresenta la base di partenza per stimare il nuovo fondo di solidarietà comunale, stabilito dalla l 228/2012 che definisce solo i criteri di massima mediante i quali avverrà la relativa ripartizione, anche se ad oggi nessun comune può fare previsioni in merito.
Incertezza vige anche sull’impatto dei tagli fissati dal d.l. 95/2012, che per quest’anno valgono 2.250 milioni e che dovranno essere divisi sulla base dei consumi Siope 2011. C’è poi il discorso legato alla Tares; contabilmente il nodo principale è legato alla maggiorazione per i servizi indivisibili, a tal proposito l’unica sicurezza è che lo Stato tratterrà 0,30 euro a mq. decurtando di un ulteriore miliardo le spettanze comunali, ma non è chiaro quali saranno le basi di calcolo e la banca dati a cui attingerà per effettuare le trattenute su ciascun comune.
Il problema maggiore, però, è la proroga a luglio del termine di pagamento della prima rata, che sta mettendo in serissima crisi, non solo i gestori ma anche gli stessi comuni che si vedono costretti ad anticipare le erogazioni per scongiurare sospensioni del servizio e ricadute occupazionali.
Chi se la passa peggio di tutti sono gli enti che sono a regime Tia perché hanno esternalizzato tutto, sia il ciclo dei rifiuti che la riscossione della tariffa, dunque ora sono impossibilitati ad intervenire, in quanto il bilancio assestato 2012, sui si fonda l’esercizio provvisorio 2013, non prevede gli stanziamenti necessari.
Questo problema è generale; il regime dei dodicesimi, a cui sono costretti moltissimi comuni ancora in attesa di approvare il nuovo bilancio, si basa su cifre che non sono più attendibili visto che le risorse disponibili per l’esercizio in corso saranno sicuramente minori. In questa situazione, quindi, ad essere a rischio sono gli equilibri complessivi dei conti comunali.
Dunque, come detto i sindaci hanno già indetto una manifestazione di protesta per il prossimo giovedì 21 marzo a Roma, per gridare il loro dissenso contro il patto di stabilità. È l’Anci a dare l’annuncio, tramite il presidente e primo cittadino di Reggio Emilia Graziano Delrio: “I comuni – ha spiegato – hanno accompagnato con responsabilità lo sforzo del governo Monti di aiutare l’Italia ad uscire dalla crisi, accettando tutta una serie di sacrifici, che non possono però diventare un’austerità mortale”.
Per questa ragione, l’invio che tutte le fasce tricolori dello stivale rivolgono al governo ormai in via di scadenza è quello di “varare subito un decreto che sblocchi i pagamenti alle imprese. Siamo disponibili, senza decisioni rapide – prosegue Delrio – a fare delibere di giunta assumendoci  responsabilità come pubblici amministratori ed andando incontro a sanzioni”.
In una nota che lo stesso Delrio e il presidente di ANCE, Paolo Buzzetti hanno indirizzato al presidente del Consiglio Monti, si definisce il ritardo dei versamenti “un fenomeno che sta letteralmente stritolando il tessuto produttivo del settore delle costruzioni, mettendo a rischio la sopravvivenza delle imprese”. Ciò che viene chiesto dai governanti locali, insomma, è la revisione di “un quadro normativo che, in un contesto di crisi economica e finanziaria senza precedenti, spinge le Amministrazioni locali verso l’insolvenza costringendole a non onorare i propri debiti, pur disponendo delle relative risorse per pagare le imprese”.
 A ben vedere, l’associazione dei Comuni ritiene la propria linea come proficua per anche al sistema Paese, dal momento che “non c’e’ altra soluzione che pagare effettivamente tutti i debiti maturati”. E l’unico modo per raggiungere questo obiettivo, è “di compiere finalmente un’operazione di verità e trasparenza sul debito pubblico italiano, come recentemente avvenuto in Spagna, dove 27 miliardi di euro sono stati pagati alle imprese in soli 5 mesi”.
 Insomma, gli enti locali incalzano Mario Monti alla conclusione del suo mandato da premier: se non verranno adottate misure energiche e immediate per consentire il saldo dei debiti verso le imprese, l’Anci spinge già i propri aderenti a emanare una delibera con valore di “cambiale” alle industrie, con il posticipo della copertura a un giorno ancora da trovare sul calendario: l’ennesimo capitolo di questa odissea dei pagamenti che sta strozzando i privati in credito con la p.a.

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