All’Inpdap cresce il disavanzo strutturale

Fonte: Il Sole 24 Ore

ROMA – Non solo previdenza nel futuro di Inpdap. L’istituto pensionistico del settore pubblico negli ultimi mesi ha rafforzato il suo ventaglio di attività e servizi di assistenza agli iscritti per centrare l’obiettivo di welfare-institution globale allargato a tutti i dipendenti della Pa e alle loro famiglie che era stato indicato nel piano industriale presentato all’inizio dell’attuale gestione. Ieri, in occasione dei 30 mesi dall’insediamento, il presidente Paolo Crescimbeni ha voluto presentare il bilancio delle attività messe in campo enfatizzando proprio i nuovi servizi di welfare. Quest’anno Inpdap erogherà 17 milioni in più, rispetto al 2010, per finanziare attività di assistenza agli anziani (37 milioni è il budget indicato) in particolare per aumentare gli interventi di assistenza domiciliare ai soggetti non autosufficienti. Tra le novità annunciate quella di mettere a disposizione badanti accreditate: «L’Inpdap – ha spiegato Crescimbeni – segnalerà ai pensionati persone che hanno seguito corsi specifici di assistenza domiciliare 24 ore su 24 e contribuirà alle spese». Il progetto vale quest’anno circa 15 milioni e si aggiunge ad altre iniziative come i corsi dedicati agli over 55 o il progetto «Nonno house», nel quale il pensionato accoglie in casa uno studente fuori sede che lo assiste in piccole faccende domestiche ricevendo un rimborso spese da parte dell’istituto. Sui conti dell’istituto, Crescimbeni ieri ha anticipato i dati del preventivo 2011: che dovrebbe chiudersi con un disavanzo ancora in crescita, verso quota 10,4 miliardi: l’istituto coprirà con 8,4 miliardi di anticipazione dal bilancio dello Stato e altri 2 miliardi con avanzi di gestione. Nel 2009 l’anticipo era stato pari a 6,2 miliardi e nel 2008 di 5,6. Crescimbeni ha sottolineato che si tratta «di un disavanzo strutturale: le uscite superano le entrate (70 miliardi circa contro 60 nel 2010) perché diminuiscono gli iscritti. Sono dati assolutamente non preoccupanti – ha aggiunto – si tratta di un aumento fisiologico dovuto al blocco del turn over e alle privatizzazioni che hanno allargato la forbice tra lavoratori e pensionati».

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