Addio Imu prima casa, la protesta dei sindaci

Conto alla rovescia per la soluzione della querelle Imu: dopo gli incontri bilaterali dei singoli partiti della maggioranza con il Ministero dell’economia, è atteso a giorni la convocazione della Cabina di regia, nella quale il Ministro Fabrizio Saccomanni dovrà presentare una proposta di mediazione.
Un lavoro decisamente complesso perché dai partiti sono giunte ricette assai diverse. La prima decisione che il Ministro dovrà prendere, di concerto con il premier Letta, è quella se presentare una soluzione ponte per il 2013 così da inserire nella legge di stabilità quella definitiva, oppure proporre subito quest’ultima.
Molto dipenderà dal quadro politico che si determinerà dopo la sentenza della Cassazione sul processo Mediaset in cui è imputato Berlusconi. Il Pdl ha ribadito la richiesta di una esenzione Imu sull’abitazione principale e sui terreni e fabbricati agricoli; per le imprese ha chiesto una aliquota ridotta dello 0,4% per gli immobili strumentali e la deducibilità dell’Imu dalla base imponibile Ires e Irap.
Si dovrebbe pure intervenire sugli affitti con una aliquota ridotta dello 0,5% per gli immobili locati e il ripristino della deduzione forfettaria del 15% per i redditi da locazione. A livello sistemico con la delega fiscale il Governo dovrebbe introdurre dal 2014 una service tax, che comprende tutte le imposte locali, tra cui Imu e Tares. Come copertura il Pdl propone l’abrogazione delle agevolazioni fiscali per Società di investimento immobiliare (quotate e non) e per i fondi immobiliari.
Il Pd, spiega Marco Causi, ha chiesto al Ministro Saccomanni di farsi carico di individuare l’ammontare delle disponibilità finanziarie; “entro quel perimetro – spiega il parlamentare – il Pd chiede che i beneficiari non siano solo i proprietari di prima casa, ma anche gli affittuari, per esempio aumentando la detrazione per le spese per l’affitto, e le piccole imprese”. Il Pd ha una preoccupazione: “questa deve essere una riforma non solo della tassazione degli immobili, ma anche di quella comunale; in qualsiasi modo si intervenga deve essere una sistemazione definitiva”.
Il responsabile economico, Matteo Colaninno, incalza Saccomanni: “quando torneremo davanti al ministro si deve chiudere la partita Imu, girare pagina e puntare ad un autunno in cui si confermano le ragione del governo servizio o è a rischio la tenuta.
Quindi la proposta che ci porterà Saccomanni dovrà essere una proposta su cui chiudere e non spingere la maggioranza a fibrillare”. Anche perché pure i sindaci sono sul piede di guerra dopo l’intenzione del Tesoro di tagliare ai comuni altri 700 milioni per i mancati introiti proprio dell’Imu: La ricetta di Scelta civica, illustrata al Tesoro da Linda Lanzillotta, è rendere l’Imu “più leggera, progressiva ed equa”, raddoppiando le detrazioni sulla prima casa da 200 a 400 euro e le detrazioni per ciascun figlio a carico da 50 a 100 euro, introducendo una detrazione di 100 euro per gli anziani che vivono soli, fino ad un tetto – cumulativo – di 800 euro. Il tutto costa 2,5 miliardi ed esenterebbe 10 dei 20 milioni di proprietari. La riduzione del gettito Imu sarà a carico dell’amministrazione centrale e non dei comuni.
Il socialista Marco Di Lello ha proposto un’altra soluzione: abolizione per l’Imu sulla prima casa, compensata da una patrimoniale, sui beni mobili e immobili a partire dal milione e mezzo in su: una soluzione non certo indolore.

Sindaci in rivolta contro i tagli: “non presenteremo i bilanci” 
Sono circa un centinaio i sindaci lombardi che si sono riuniti ieri mattina a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, per dire “basta” ai tagli agli enti locali previsti dal Governo. Qualcuno, come Enrico Sozzi, il sindaco di Settala, un paese alle porte di Milano, è arrivato persino in bicicletta e ha percorso 27 chilometri per dimostrare che i comuni “sono alla canna del gas e non hanno più i soldi nemmeno per la benzina”.
A coordinare i lavori il padrone di casa Giuliano Pisapia, sindaco di Milano, il presidente di Anci Lombardia, Attilio Fontana e il presidente di Anci nazionale, il sindaco di Torino Piero Fassino. A scatenare la rabbia dei sindaci italiani, i cui comuni sono già provati da anni dai tagli e dai mancati trasferimenti da parte dello Stato, è stata la richiesta del Governo di far fronte ai mancati introiti dell’Imu.
Una nuova richiesta «da parte di Ministero dell’economia e degli interni – ha spiegato Piero Fassino – di altri 700 milioni di euro di tagli, il che non è francamente proponibile e nemmeno sostenibile”. Lo Stato italiano “prende 700 milioni di Imu in meno e siccome non sa dove andare a prenderli li chiede ai comuni” ha precisato il sindaco di Torino. È arrabbiato da giorni anche il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, che è convinto della necessità “di una presa di posizione eclatante” da parte dei sindaci italiani “perché fino a questo momento non c’è stata attenzione da parte di chi doveva dare delle risposte chiare in merito”.
Qualcuno dei sindaci presenti ha proposto di dare le dimissioni in blocco come gesto simbolico, una strategia che per il momento non viene presa in considerazione dall’Anci, che punta sulla strada del dialogo con il Governo. Piero Fassino ha spiegato che il premier Enrico Letta e il Ministro per gli affari regionali Graziano Delrio hanno fatto sapere di essere disponibili a un incontro, la cui data però non è stata ancora fissata.
Ma a tornare sulle barricate, subito dopo l’annuncio del sindaco di Torino, è Attilio Fontana, il presidente di Anci Lombardia, che avverte: “se il Governo non farà marcia indietro sui 700 milioni dell’Imu non presenteremo i nostri bilanci e che poi ci commissarino tutti se credono. È una proposta che ho fatto ma la scelta spetta all’Anci – ha precisato Fontana – Devono capire che se cedono i comuni muore il Paese”.
Intanto, nel pomeriggio, è arrivata la rassicurazione del Ministro per gli affari regionali, Graziano Delrio, che ha annunciato: “il Governo intende incontrare a breve i sindaci. Le loro buone ragioni vanno certamente ascoltate”.

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